Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo: svelati i motivi della condanna
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Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo: svelati i motivi della condanna

Gianfranco Fini

Dopo la condanna per Gianfranco Fini per la questione relativa alla vendita della casa di Montecarlo, ecco svelate le motivazioni.

Svelate le motivazioni per la condanna a Gianfranco Fini relativamente al caso dell’immobile di Montecarlo. I giudici della quarta sezione penale di Roma hanno spiegato le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 30 aprile hanno condannato l’ex presidente della Camera a due anni e otto mesi per l’accusa di riciclaggio.

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Gianfranco Fini
Gianfranco Fini

Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo: la condanna

L’ex presidente della Camera era stato condannato a 2 anni e 8 mesi con l’accusa di riciclaggio nel processo legato alla compravendita di un appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. Oltre a Fini, la giustizia aveva deciso per cinque anni alla compagna Elisabetta Tulliani, 6 per il fratello Giancarlo Tulliani e 5 anni per il padre Sergio Tulliani.

La vicenda riguarda l’appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo. L’immobile era stato lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni al partito di Fini, Alleanza Nazionale. Proprio AN si era detto contrario alla vendita della casa ma l’ex presidente della Camera decise di procedere alla vendita.

Svelate le motivazioni

Proprio la decisione di Fini a procedere con la vendita ha portato poi alla condanna. Adesso sono state svelate le motivazioni dietro la decisione delle autorità. Da quanto si legge, “risulta provato” il coinvolgimento dell’uomo nella vendita dell’immobile di Montecarlo. Fini “fornì il proprio contributo nell’operazione di riciclaggio relativa ai trasferimenti di denaro finalizzati all’acquisto dell’appartamento di Montecarlo, consistito, come contestato, nell’aver autorizzato la vendita della casa di Montecarlo ‘proposta da Giancarlo Tulliani’ nella consapevolezza dell’incongruità del presso rispetto al valore di mercato e a favore della società offshore dei congiunti”. “È risultato con certezza che Fini nel 2008 si adoperò per introdurre il cognato in ambienti dai quali potesse trarre fonti di guadagno […]”, si legge ancora tra le motivazioni della sentenza.

Parlano gli avvocati

Come riportato da SkyTg24, a commentare le motivazioni della sentenza sono stati in queste ore gli avvocati di Fini, Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno. “La sentenza di fatto assolve Fini su tutti i capi di imputazione e si limita, paradossalmente, a ricorrere al concetto del dolo eventuale, che tradotto altro non è che il ben poco apprezzabile ‘non poteva non sapere’”, le loro parole. “Abbiamo già dimostrato in primo grado che era vero l’esatto contrario ossia che ‘non poteva sapere nulla’ e confidiamo nell’appello, anche perché lo stesso tribunale afferma a chiare note che nessun profitto è stato tratto da Fini da tutte queste operazioni finanziarie che non lo hanno minimamente riguardato”.

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ultimo aggiornamento: 30 Luglio 2024 11:30

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